...CAMPAEGLI NEL PARCO NATURALE DEI MONTI SIMBRUINI..

martedì 21 febbraio 2012

Come d'inverno gli alberi....cadono!


Dopo un periodo di nevicate intense e continue come quelle che abbiamo avuto in questi periodi, è il momento di effettuare la conta dei danni. Proprio i boschi o le alberature isolate, generalmente riportano le maggiori problematiche di carattere ambientale. Su gli occhi di tutti, sono passate le immagini trasmesse anche dai i più gettonati telegiornali, di alberi caduti, in città e lungo le arterie stradali, che hanno recato danni oltre che alla circolazione anche a case, auto e sfortunatamente anche a persone. Ovviamente si cerca di attribuire la responsabilità (come in altri casi anche ben più gravi) al così detto "evento eccezionale", che poi tanto eccezionale non è, se si pensa, che nevicate del genere si verificano circa ogni 10 anni in montagna e ogni 30 a quote minori. Ma il vero problema, è quello che affligge  l'Italia e gli italiani, ormai da quasi tutti i punti di vista, ovvero la mancata prevenzione, e la mancata considerazione degli eventi, che ormai, più che matematicamente si riverificano dopo un periodo di tempo ben stabilito, noto con il termine tecnico di Tempo di Ritorno. Proprio sulla legge delle probabilità che un evento si riverifichi, in base alle volte che già si è verificato nel tempo si dovrebbe basare la prevenzione e quindi la pianificazione territoriale per limitare al minimo i danni. Parlando di alberi e di boschi, soprattutto in ambiente non montano, riscontriamo i maggiori danni. Questo perché nel corso degli anni, le singole piante (se non curate) sviluppano delle conformazioni, legate al luogo in cui vivono, e ovviamente non adatte a sopportate il peso della neve. Entra in gioco in questi casi anche il fattore genetico, facendo in modo, che vengano meno quelle piccole accortezze (conformazione e angolazione dei rami, spessore della corteccia, etc) utili a sopportare il freddo ed il peso della neve sui rami. Le piante originarie del piano montano, d'altro canto si sono selezionate geneticamente, e resistono maggiormente a queste incombenze. Discorso a parte va fatto per i boschi derivati da rimboschimento (pinete di pino nero, douglas, abete, etc), che necessitano delle giuste operazioni selvicolturali, in quanto le piante essendo molto vicine tra loro tendono a crescere alte e con il tronco esile. Questi due fattori, sommati  alla presenza tutto l'anno degli aghi (mantengono la neve sulla chioma) fanno si che i rimboschimenti di conifere siano molto soggetti a schianti e rotture, e quindi necessitino maggiormente di interventi preventivi, attuati mediante diradamenti mirati a ridurre la distanza tra le singole piante, facendo in modo che queste possano allargare la chioma ed irrobustire il fusto senza raggiungere velocemente grandi altezze. 
Tornando più in basso di quota i danni maggiori sono riportati da specie sempreverdi (pini domestici, lecci, cedri, etc), molto spesso utilizzate come alberature stradali o nei giardino, proprio per la peculiarità di mantenere le foglie ("il verde") tutto l'anno. Purtroppo in caso di nevicate anche non troppo forti (vedi Roma) li ritroviamo spesso a terra, o sopra qualche auto/abitazione. In città e nei centri abitati, proprio per i danni che un eventuale caduta o rottura di rami può provocare, sarebbe d'obbligo il controllo di ogni singola pianta, con le opportune potature. Il controllo della stabilità di un albero, è un operazione complessa che tende a mettere in sicurezza la pianta e che ha solo come fine ultimo l'abbattimento. Spesso le piante vanno in contro a danni causati da funghi lignicoli (agenti di carie) che provocano marciumi e indeboliscono il fusto o i rami. L'analisi della stabilità può essere solo visiva, e legata all'esperienza del tecnico forestale, o con l'ausilio di specifiche metodologie (V.T.A. Visual Tree Assestement) e strumentazioni particolari (resistograf, martello ad impulsi) che permettono di individuare la posizione e l'entità dell'eventuale marciume. In base a questo si deciderà se procedere solo con un alleggerimento della chioma (pianta monitorata nel tempo), o con l'abbattimento. 
Purtroppo si continua a sperare, e a pregare qualche strana ed ignota divinità, che "non succeda nulla" , ma questa non è certamente la via da prendere al giorno d'oggi, perché gli eventi naturali considerati fuori dalla norma, andranno così sempre ad aumentare. Solamente con la giusta prevenzione e pianificazione in ogni singolo campo, avremo molti meno "eventi eccezionali".