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giovedì 30 settembre 2010

TURISMO E TERRITORIO: L'ALBERGO DIFFUSO


Un modo del tutto originale di fare turismo accompaganto da un modello di
sviluppo sostenibile e a zero impatto ambientale con finalità ultima la
valorizzazione ed il rilancio del territorio. E' questo in estrema sintesi il
concetto di albergo diffuso, un' idea interamente italiana nata per offrire l'
ospitalità con tutti i classici servizi albergheri, ma all'interno di una
logica orizzontale e non verticale, vale a dire diffusa sul territorio,
recuperando strutture già esistenti e di conseguenza senza impatto ambientale.
Il tutto creando sviluppo del territorio stesso anche attraverso il
coinvolgimento dei produttori locali in modo da proporre ai turisti non una
semplice vacanza, ma una vera e propria sintesi dello stile di vita di un luogo
nel quale ci si immerge interamente. L'idea, "semplice ma geniale" come la ha
definita il New York Times in un recente servizio, ha il marchio indelebile del
made in Italy e nasce anche con lo scopo di rilanciare i borghi o piccoli
comuni; ripercorriamo la storia di questa originale proposta con il sig.
Giancarlo Dall’Ara, docente di marketing turistico nonchè colui che ha messo a
punto il modello “albergo diffuso”.
Cosa è esattamente il modello Albergo Diffuso?
"Un albergo diffuso è un albergo che non si costruisce, ma che nasce mettendo
in rete case preesistenti, vicine tra loro, e garantendo agli ospiti tutti i
servizi alberghieri, dalla piccola colazione all’assistenza, ai locali comuni,
alle pulizie quotidiane ecc... Dunque il “modello” dell’AD è quello di un
albergo orizzontale, gestito a livello imprenditoriale, un modello made in
Italy, sostenibile ed in grado di dare un contributo allo sviluppo turistico
dei Borghi del nostro Paese."
Come e quando nasce questo modello? In quali paesi è diffuso?
"Dopo i primi tentativi in Friuli e in altre Regioni del Paese il modello
nasce ufficialmente 12 anni fa con la prima normativa di una Regione italiana -
la Sardegna - che lo riconosce ufficialmente e ne permette l’apertura e la
gestione. Gli AD esistono solo in Italia anche se sono stati avviati un paio di
progetti anche all’estero. In ogni caso l’attenzione a questo fenomeno all’
estero è rilevante. Il New York Times ha dedicato all’AD un reportage il 10
maggio scorso e ha definito il modello “semplice ma geniale”. Anche il
quotidiano Sud Deutsche Zeitung ha dedicato molta attenzione a noi e così pure
da anni le Guide Lonely Planet, solo per fare degli esempi. Tra l’altro all’
estero albergo diffuso non si traduce, riconoscendo così che si tratta di una
formula italiana. Proprio come facciamo noi parlando di B&B, che è un modello
ospitale anglosassone."
Differenze principali con un albergo ordinario?
"Rispetto ad un albergo ordinario un AD è diverso perché non nasce pensando ai
turisti, non è cioè un albergo per turisti. Nasce pensando ai residenti, e
considera i turisti come dei residenti “temporanei”. Da questo punto di vista
un AD non vende camere, ma offre un’esperienza vera, autentica, quella dello
stile di vita di un borgo. Più il borgo è vivibile, più l’AD può contare su una
domanda interessata a viverne l’esperienza."
Quali sono i vantaggi per gli ospiti di queste strutture rispetto ad un
albergo ordinario?
"I vantaggi sono quelli di sentirsi parte di una comunità vera, di un
vicinato. Sono quelli di sentirsi trattati da persone, prima che da clienti. Io
ritengo che un AD, a differenza di tanti alberghi standard, sia in grado di
offrire una ospitalità che affonda le radici nella cultura del luogo."
Quanti membri raccoglie l'Associazione nazionale degli Alberghi Diffusi di cui
Lei è Presidente?
"Quasi tutti gli alberghi diffusi veri (purtroppo non mancano gli abusi del
termine, soprattutto nelle regioni che non hanno una normativa specifica)
aderiscono all’Associazione nazionale. Sono poco più di 40 strutture presenti
in una quindicina di regioni del paese. L’elenco è nel sito alberghidiffusi.it"
Secondo lei è un fenomeno destinato a crescere? Come viene visto in Italia?"
l fenomeno è certo destinato a crescere, ma gli AD non saranno mai un numero
elevato, perché gestire un AD è più complicato rispetto alla gestione di un
albergo tradizionale, verticale, e comporta qualche diseconomia in più. Un
gestore di un AD deve essere un grande appassionato del territorio. In ogni
caso contiamo di arrivare ad un centinaio di strutture entro non molto tempo."
La diffusione dell'albergo diffuso è stata sempre favorita o ha trovato
talvolta qualcuno che è andato contro?
"Nessuno ha remato contro l’AD, però poche istituzioni lo hanno davvero
favorito. Si pensi che non è mai stato possibile organizzare un incontro con il
Ministero, al quale vorremmo chiedere di emanare delle linee di indirizzo,
visto che, in Puglia, la Regione chiama Alberghi Diffusi i centri di raccolta
degli immigrati! Ci piacerebbe poi contare su qualche incentivo, in
considerazione del fatto che il modello dell’AD è un contributo per frenare lo
spopolamento dei centri storici. Ma solo tre Regioni in Italia prevedono
incentivi per chi realizza un AD."